La dipendenza affettiva

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La personalità ferita che sta alla radice dell’amare troppo non ha la forza necessaria per curarsi da sola più di quanto ciascuno di noi possa sollevarsi senza una base di appoggio (rif. Robin Norwood-Donne che amano troppo)”

 

Quando essere innamorati significa soffrire, stiamo amando troppo, quando giustifichiamo l’indifferenza, i tradimenti del partner, il suo cattivo carattere, l’indifferenza, stiamo amando troppo. Quando siamo offesi dal suo comportamento ma pensiamo che sia colpa nostra perché non siamo abbastanza attraenti o abbastanza affettuose, stiamo amando troppo , quando pensare a lui diventa un’ossessione e arriviamo a fare il ruolo del controllore, dell’infermiera, della madre ,dell’ assistente(rif. Robin Norwood ).

“Quand’è che si ama troppo? quand’è che l’amore si trasforma in una gabbia pericolosa per la nostra salute fisica e mentale? Spesso nel tentativo di amare ci si ritrova invischiati nella sofferenza dove si perde di vista se stessi per compiacere l’altro e l’assenza di reciprocità diventa il leit- motiv del rapporto. E’ proprio da questo punto che si puo’ partire per riflettere su strumenti e metodi che permettano di costruire rapporti sia  affettivi che , amicali e lavorativi che siano maggiormente in sintonia con i nostri bisogni .

Quando amiamo troppo, in realtà non amiamo affatto, perché siamo dominati dalla paura: paura di restare soli, paura di non essere degni d’amore, paura di essere ignorati o abbandonati… e’ il disamore di sé, la sfiducia nel proprio valore, nelle proprie capacità, a creare la paura di non essere amati, amare con paura porta ad attaccarsi all’ altro cercando di controllarlo per fare sì che entri in nostro possesso, ci attacchiamo morbosamente a qualcuno che riteniamo indispensabile per la nostra esistenza e gli offriamo il nostro amore con la speranza che ci proteggerà dalle nostre paure.

 

La paura di amare ha origini nell’infanzia all’interno dei ruoli familiari: l’essere stati trascurati nei propri bisogni emotivi, abbandonati o l’essere cresciuti in fretta caricati da una responsabilità eccessiva prima di essere in grado di sostenerla, o l’avere svolto un ruolo di accudimento dei propri genitori, perché  malati o incapaci di esercitare il ruolo di genitore assumendoci prematuramente il ruolo di un adulto per non disturbarli e per meritarsi il lor amore . Così. tanto era grande il nostro compito che non siamo stati in grado di leggere nei nostri stati d’animo, le nostre emozioni e così come ci sono stati negati i nostri i bisogni, ora continuiamo a negarli a noi stessi, non ci permettiamo di godere di un successo o di riconoscere le nostre capacità nel realizzare progetti e raggiungere obbiettivi e offriamo amore per interposta persona a chi sembra averne bisogno, un partner problematico che ci dimostra, indifferenza, distacco e che sembra non voler costruire quella vicinanza emotiva né darci quel calore e amore di cui noi abbiamo bisogno e a cui noi siamo così attaccati. Nel tentativo di ricevere amore cerchiamo di non sapere chi siamo immergendoci nei problemi altrui, ricreiamo quel clima di sofferenza dell’infanzia, così noto creando una “sfida familiare” cercando di risolvere l’irrisolvibile ,continuiamo inflessibili con la forza del nostro amore e del nostro altruismo a fare tutto quello che è possibile quel partner  per  nella speranza di poter soddisfare il bisogno di amore e di sicurezza. La forza di questa ripetizione è così forte e il suo bisogno così profondo che diventa quasi un copione da rimettere in atto senza fine

Tutto questo avviene in modo inconsapevole sino al momento in cui alcuni avvenimenti nella propria vita ci appaiono ripetitivi, lo spiraglio della consapevolezza si affaccia e richiediamo un aiuto ad un professionista, ad un gruppo per poter finalmente affacciarsi alla vita senza sofferenza potendo così costruire relazioni più felici.

Un gruppo terapeutico sulla dipendenza affettiva condivide le esperienze di persone che vivono o hanno questo vissuto di dipendenza dolorosa nelle relazioni intime e che ora desiderano superarlo. L’interfacciarsi con altre esperienze simili permette di riconoscere proprio quei sentimenti, emozioni, vissuti che non abbiamo imparato a riconoscere dentro di noi. Questo permette di progredire verso stati di consapevolezza sempre maggiori, di elaborare conflitti che hanno a che fare con bisogni molto contrastanti dentro di sé e di poter raggiungere uno stato d’animo più sereno oltre che la possibilità di costruire relazioni più soddisfacenti in sintonia con i propri bisogni più profondi.  La Psicoterapia permette di risolvere quel piano inconscio attraverso cui abbiamo trovato un equilibrio pero’ malato e ci permette di sfatare il mito di Francis Scott Fitgerald che vedeva come impossibile prendere distanza da un passato che ci faceva così soffrire, quell’eredità a cui non possiamo rinunciare

“Così remiamo, barche controcorrente, risospinti senza sosta nel passato”.

Francis Scott Fitgerald  da “Il Grande Gatsby”